sabato 31 gennaio 2015

LE GRANDI OPERE

WHAAM! Opera di Roy LICHTENSTEIN, 1963, acrilico (magna) su tela, cm 172,7 x 406,4 - Londra, Tate Gallery
Considerato uno dei capolavori di Lichtenstein, Whaam! rappresenta una sorta di summa della ricerca tecnica e teorica dell’artista.
WHAAM! - Roy LICHTENSTEIN

La cultura popolare del fumetto riveduta e corretta nelle immagini ironiche e paradossali di un artista sottilmente raffinato.

Roy Lichtenstein, pittore, scultore e grafico americano, è nato a New York nel 1923. Ha studiato arte presso la Ohio State University ed ha poi lavorato come vetrinista e designer. Ha attraversato una fase di espressionismo astratto per giungere, nel 1957, a quella che verrà definita pop art. Come altri artisti di questa corrente, Lichtenstein adotta le immagini volgari e scontate della cartellonistica popolare, i personaggi dei fumetti, delle réclame. Si avverte in lui un'ironia verso questi soggetti; ironia che l'ha portato a citare, imitandoli anche autori moderni come Picasso, Mondrian e altri.
Nei suoi primi lavori, lo stile tradisce la formazione nel vernacolo dei poco pretenziosi realisti del regionalismo americano, orgogliosi di celebrare i vari aspetti della vita del loro paese.
Questo stile si trasforma gradualmente in un'arte più espressiva, dalla pennellata più libera, che risente dell'influsso del cubismo e degli idiomi astratti. Nel 1951 Lichtenstein espone nella sua prima personale, tenutasi a New York, una serie di "raccolte d'immagini", fatte di materiali diversi, principalmente legni di scarto e oggetti metallici battuti insieme. Verso la metà degli anni '50 lavora ad una serie di costruzioni in legno dipinte.
I fumetti di Roy Lichtenstein sono comunque la produzione più conosciuta dal pubblico; essi intendono mettere in rilievo il distacco che corre fra la vita reale e quella raffigurata nelle immagini dell'iconografia popolare e commerciale; per questo l'artista non ha bisogno di stravolgere le immagini che, con tecnica da cartellonista, ingrandisce enormemente: "Più il mio lavoro è vicino all'originale, più il suo contenuto è minaccioso e critico" ha affermato l'artista.
Queste opere, destinate oltretutto ad essere riprodotte in smalto in numerosi esemplari, riportano volutamente, ingrandito come l'immagine, il retino tipografico, quasi a sottolineare ulteriormente la loro origine.
https://www.youtube.com/watch?v=XzEOc2Q-xYM


DESCRIZIONE OPERA
WHAAM!
Considerato uno dei capolavori di Lichtenstein, Whaam! rappresenta una sorta di summa della ricerca tecnica e teorica dell’artista. Lichtenstein voleva che questo quadro sembrasse programmato e, a prima vista, il suo modo di trattare il colore può sembrare rigido e impersonale. Tuttavia Whaam! non è un quadro, ma un'opera disegnata e dipinta liberamente. Il disegno iniziale fa vedere come l'artista non si sia attenuto rigorosamente alle idee originali. 

Disegno preparatorio

Inizialmente ha pensato di dipingere il quadro su una sola tela; l'idea del formato doppio gli è venuta quando ha rifatto il disegno su un secondo foglio. Nel trasferire il disegno sula tela, vi ha apportato ulteriori cambiamenti: sia l'aeroplano che lo scoppio delle fiamme sono stati ingranditi tanto da riempire quasi del tutto le rispettive tele e da sembrare più vicini.
WHAAM! particolare



Le parti bianche sono state ricavate con nastro per mascherature, prima dell'applicazione del colore attraverso uno schermo metallico traforato. Le superfici piatte di colore sono state dipinte in un secondo momento con il pennello. Il motivo del retino è stato creato usando uno schermo metallico. 
WHAAM! particolare






I punti di colore rosso e blu sono allineati uno accanto all'altro. Anche osservati da distanza ravvicinata, colpiscono l'occhio dello spettatore. Le linee nere sono state dipinte per ultime, dopo le campiture di colore e portano impressi i segni delle pennellate, rivelando al tempo stesso differenze di pressione nell'intensità del tocco. La matita sottostante è ancora visibile e mai completamente cancellata.




L’uso del lettering e del retino tipografico, realizzato a mano con una mascherina traforata, esalta l’effetto grafico e bidimensionale tipico dei comics; con la sottile linea che divide l’opera in due parti, l’artista ha affermato di aver voluto creare un vero e proprio dittico, in cui ciascuna delle due tele fosse in rapporto compositivo con l’altra, ma con caratteristiche stilistiche proprie: la velocità dell’aereo che si incunea nella profondità dello spazio domina infatti il pannello di sinistra, mentre l’esplosione occupa tutto il pannello di destra.   Questo è ciò che affascina nell’opera di Lichtenstein, l’essere riuscito a trovare anche nelle strisce più popolari il rigore di una nuova “sezione aurea”.
In Whaam! l'artista precisa in modo spettacolare la propria tecnica di lavoro.
Il procedimento consiste nel proiettare il disegno originale sulla tela fino ad ingrandirlo alle dimensioni desiderate.
A questo punto egli ricalca le linee di contorno ripassandole poi con colori ad olio o con il magna, al fine di ottenere il massimo della brillantezza.
All'interno dei contorni le campiture di colore vengono stese in modo piatto e uniforme, al fine di annullare qualsiasi effetto di chiaroscuro.  
Google+

giovedì 29 gennaio 2015

LE TECNICHE NELL'ARTE

LE TECNICHE NELL'ARTE

L'ACQUA 

Nel dipingere il mare, la principale difficoltà da superare è la mancanza di elementi la cui dimensione sia ben definita e conosciuta. Certo, in generale, un'onda è più grande sarà in primo piano, ma quanto dovrà essere grande? E' anche possibile che in secondo piano ci siano dei cavalloni che, visti in prospettiva, avranno le stesse dimensioni delle onde in primo piano. 

Dipingere una marina senza altri elementi che il mare ed il cielo accentua la semplificazione cui tutti, in qualche modo, tendiamo quando disegnamo le onde.

Nell'opera "La Nascita di Venere" di Sandro Botticelli, (1445-1510) l'attenzione dello spettatore si concentra più sulla pudica immagine della Venere e sulle altre figure; le onde increspate della brezza sono rese con segni schematizzati, tutti uguali: eppure Botticelli è riuscito a trasmettere l'impressione dell'acqua, anche se la superficie ha piuttosto la deliziosa opalescenza della madreperla o delle squame argentate di un pesce.
La Nascita di Venere" di Sandro Botticell

Nel dipinto "Chain Pier, Brighton" di John Constable, (1776-1837) l'artista ha creato l'impressione di luce accecante riflessa dalle onde turbolente, sovrapponendo varie pennellate di bianco sporco. 

Chain Pier, Brighton di John Constable -particolare

Chain Pier, Brighton di John Constable








Verdi scuri trasparenti creano gli effetti del mare profondo, mentre tocchi sporadici di  spatola e pennellate fuse di bianco a corpo descrivono le onde.






























L'opera "Nave con uomini armati" di Hans Holbein (1497-1543), acquerello eseguito dall'artista agli inizi del XVI secolo, presenta una notevole ricchezza di particolari nei dettagli. Nelle onde le pennellate indicano il tono e il colore, mentre il disegno lineare descrive la forma. L'acqua è resa con estrema semplicità.

giovedì 15 gennaio 2015

LE DONNE NELL'ARTE

ARTEMISIA GENTILESCHI
(Roma1593 - Napoli 1652 c.a.)

Artemisia, pittrice italiana, nasce nel 1593 da Orazio Gentileschi e da Prudenza Montone.
Il padre è il fratellastro del pisano Aurelio Lomi e diventerà uno dei più famosi seguaci del Caravaggio. L'esistenza di Artemisia dovette svolgersi già dai suoi primi anni in un ambiente dove naturali saranno state le frequentazioni artistiche e, malgrado il pessimo carattere del padre, non le saranno mancate le possibilità di conoscere e di crescere a contatto con gli amici (e i nemici) di Orazio. L'adolescenza della Gentileschi sta compresa tra due processi, che in diverso  modo dovettero risultare importanti per la sua carriera e per la sua vicenda umana: nel 1603 il processo intentato da Giovanni Baglione, coadiuvato dall'amico seguace Tommaso Salini, contro il Caravaggio e i suoi amici Orazio Gentileschi e Onorio Longhi, per i versi infamanti scritti e fatti circolare da questi ultimi contro il biografo-pittore; nel 1612 il processo intentato dal padre contro l'amico e collega Agostino Tassi, che nel maggio dell'anno precedente aveva violentato la pittrice.
Le cronache dei due dibattimenti, frequentatissime dagli studiosi di argomenti caravaggeschi quelle del primo, piuttosto oggetto di analisi sociologiche quelle del secondo, offrono, per la loro cangiante ambiguità, affascinante materiale di indagine e inesauribili spunti interpretativi.

Susanna e i Vecchioni Artemisia Gentileschi
Nei nove anni che separano i due procedimenti giudiziari, che videro il padre protagonista, Artemisia compie il suo apprendistato artistico e il precoce debutto nell'attività autonoma. Orazio, nella lettera inviata a Cristina di Lorena a Firenze in occasione del processo del 1612, afferma con orgoglio che la figlia dipingeva da tre anni e che ella era stata già capace di eseguire opere tali "che forse i principali maestri di questa professione non arrivano al suo sapere". Nel 1609 dunque Artemisia era già una pittrice compiuta e se a confermarlo non bastassero le parole, non sempre sincere del padre, lo dimostra in modo inequivocabile il primo quadro firmato e datato della Gentileschi, la "Susanna e i vecchioni" di Pommersfelden la cui data 1610 ha lasciato a lungo perplessi gli studiosi, soprattutto quando si credeva che Artemisia fosse nata nel 1597, sulla base di una dichiarazione falsa, destinata a impietosire maggiormente i giudici, di Orazio, che attribuisce alla figlia, al momento della denuncia, cioè nel 1612, l'età di quindici anni. La Susanna di Pommersfelden rivela una maturità di artista già perentoriamente raggiunta, che implica sicuramente un precedente tirocinio - breve e bruciante quanto lo si possa immaginare - e altre opere di qualche livello prima di questa. 



Malgrado la luce chiara, l'atmosfera perlacea della raffigurazione, le dirette relazioni con la pittura romana del Merisi, pare che siano evidenti: nella figura di Susanna, che è stretta parente di Maddalena Doria (opera del Caravaggio "Maddalena penitente, quadro che contribuisce, insieme alla Santa Caterina Thyssen, già Del Monte, a modellare un'immagine femminile dai lunghi capelli ramati e dalla fronte corrucciata, protagonista di monti quadri di Artemisia), mentre quel tipico gesti di protezione-ripulsa-attrazione, che diventera' così ricorrente nella gestualita' della pittrice, trova probabilmente un prototipo nel chierichetto urlante del "Martirio di San Matteo" (Caravaggio) di San Luigi dei Francesi.

Maddalena penitente - Artemisia Gentileschi
Maddalena penitente - Caravaggio

L'Incredulità - Caravaggio





















Quanto ai due vecchioni, dalla curiosità rapace e fisicamente oppressiva, come non riconoscerne un precedente nell'attrazione intensa che muove Tommaso e gli altri nell'"Incredulità" (Caravaggio) oggi a Potsdam, ma nel 1610 nel palazzo del marchese Giustiniani. Nella Susanna, Artemisia sembra aver fatto della strada in più autonomamente. Partendo da quelle basi la pittrice introduce nella raffigurazione un'energia dinamica - che pare assorbita direttamente dal Caravaggio - che muove e lega i personaggi, infondendo loro un'inesausta tensione: lo si rileva nella torsione da statua classica di Susanna, nel moto avventante dei due vecchioni. 
La Madonna col bambino - Artemisia Gentileschi


Un dinamismo compositivo che ritrova la stessa forza in un'altra tela che dovrebbe collocarsi in prossimità del quadro di Pommersfelden, "La Madonna col bambino" (Galleria Spada) dove il mirabile panneggio intorno alle gambe della vergine, la posizione e il gesto del bambino, la compressa energia delle masse dentro i limiti angusti del supporto, contribuiscono a movimentare l'immagine dall'interno.






BERTHE MORISOT - "LE EMOZIONI DELLA LUCE"
Pittrice francese impressionista
(1a parte)
Berthe Morisot nacque a Bourges (Cher) il 14 gennaio 1841, pronipote di Jean-Honoré Fragonard (pittore francese importante esponente del rococò e uno dei maggiori artisti francesi del XVIII secolo). Suo padre, che era Prefetto del Dipartimento dello Cher, nel 1852 si trasferì stabilmente con tutta la famiglia a Parigi. Berthe, all'età di 16 anni, insieme alle due sorelle Yves e Edma, seguì dei corsi di disegno da un maestro privato, Geoffry Alphonse Chocarne. Berthe dimostrò subito un notevole talento, ma non potendo essere accettata all’École des Beaux-Arts in quanto donna, studiò privatamente con il pittore accademico Joseph Guichard, il quale, riconoscendo il grande potenziale artistico della ragazza, la indusse a copiare dal vivo le opere del Louvre. Guichard capì presto che l'interesse di Berthe per la pittura l'avrebbe indotta a dedicarsi interamente all'arte e mise in guardia la madre della giovane contro una tale "catastrofe". Il fatto che nel 1860 essa fosse già ansiosa di dipingere en plain air e che Guichard disapprovasse, ci dà un quadro interessante della situazione dell'epoca. 
Nel 1861, Berthe fu presentata all'artista Jean Baptiste Camille Corot e con lui cominciò a dipingere "sul motivo", a diretto contatto con la natura ("L'ombrello verde", 1867 Cleveland, Ohio, Museum of Art).   Berthe fece la sua prima esposizione al Salon  ufficiale, nei locali dello studio del fotografo Nadar, al quale fu ammessa nel 1864 e l'anno dopo la sua seconda, nella quale presentò alcuni paesaggi, freschi e delicati. Corot iniziò a frequentare la casa dei genitori una volta alla settimana, influenzando in modo determinante il suo sviluppo.

Berthe-Morisot-L'ombrello verde


Berthe-Morisot- La culla

Malgrado l'interesse per i paesaggi, Berthe amava dipingere anche le semplici cose quotidiane: la sorella presso una culla ("La culla"), donne che cuciono o intente ad abbigliarsi. Nel 1868 conobbe Manet, che le chiese di posare per lui. Berthe accettò e nel corso degli anni Manet la ritrasse in 11 opere (Il balcone, Il riposo, Ritratto di Berthe con un mazzetto di viole, etc.).





Espose regolarmente ai Salons parigini ufficiali tutti gli anni, sino al 1873. Conquistata dal movimento impressionista, anche grazie alle sue amicizie, lasciò il Salon ufficiale e nel 1874 aderì al gruppo degli "indipendenti" (i futuri impressionisti), seguendo Monet, Sisley e Renoir con i quali partecipò, unica donna, alla prima mostra che essi allestirono sotto il nome di "Artisti Anonimi Associati". 
Col tempo Berthe divenne una delle personalità di spicco del gruppo impressionista e la sua casa si trasformò in un luogo di ritrovo per musicisti, pittori e letterati, tra cui Stéphane Mallarmé, Emile Zola e Pierre-Auguste Renoir.

BERTHE MORISOT - "LE EMOZIONI DELLA LUCE"
Pittrice francese impressionista
(2a parte)
Nel 1868, mentre Berthe Morisot copiava un dipinto di Rubens al Louvre, il pittore e litografo Fantin-Latour la presentò ad Edouard Manet, col quale si legò di un'amicizia che avrebbe modificato la sua arte e la sua vita e probabilmente anche quella di Manet, della cui cerchia entrò a far parte nel 1868. Nell'autunno dello stesso non posò per il suo "Balcone", che secondo John Richardson, fu ispirato in parte dalla vista di un gruppo di persone su un balcone a Boulognes e in parte dalla "Donna al balcone" di Goya, mal Museo del Prado. 
La Morisot divenne dipendente da Manet al punto di risentirsi quando egli nel 1869, cominciò a interessarsi a una nuova allieva e modella, la bella Eva Gonzalès. Nel 1869, Berthe dipinse l'affascinante "Porto di Lorient", per il quale la sorella Edma aveva posato en plain air. Manet ne fu tanto colpito che Berthe glielo regalò. Il Salon del 1870 accettò un ritratto della sorella e un doppio ritratto di Edma e e della madre intente a leggere, "La Lettura", ma quest'ultimo quadro la mise in grande imbarazzo per i cambiamenti apportatavi da Manet, tanto che essa non ritenne di poterla presentare come opera propria. 
Berthe-Morisot- Il porto a Lorient


Berthe-Morisot-La giovane che indossa la calza

Berthe-Morisot- Il bagno
Nel 1874 Berthe sposò il fratello di Manet, Eugène. Strinse amicizia con Degas e Puvis de Chavannes e le sue incantevoli lettere alla sorella, ci danno una vivace descrizione dei due artisti, presenti ai frequenti ricevimenti di Alfred Stevens. Fino al 1873, espose regolarmente tutti gli anni ai Salons parigini ufficiali. Conquistata dal movimento impressionista, anche grazie alle sue amicizie, lasciò il Salon ufficiale e nel 1874 aderì al gruppo degli "indipendenti" (i futuri impressionisti), seguendo MonetSisley e Renoir, con i quali partecipò, unica donna, alla prima mostra che essi allestirono sotto il nome di "Artisti Anonimi Associati". Col tempo Berthe divenne una delle personalità di spicco del gruppo impressionista e la sua casa si trasformò in un luogo di ritrovo per musicisti, pittori e letterati, tra cui Stéphane Mallarmé, Emile Zola e Pierre-Auguste Renoir.

Nel febbraio del 1895 Berthe si ammalò. Non era in condizioni gravi, ma il sopravvenire di una polmonite fece precipitare gli eventi. Ebbe il tempo di affidare sua figlia Julie a Mallarmé e a regalare gran parte dei suoi lavori agli amici più cari. Il 2 marzo la pittrice morì. Fu sepolta nella tomba della famiglia Manet, nel cimitero di Passy. La sua lapide porta solo la scritta: "Berthe Morisot, vedova di Eugène Manet". Non un accenno alla sua carriera di artista; del resto, anche il suo certificato di morte reca la dicitura "senza professione". Nel primo anniversario della sua scomparsa la galleria Durand-Ruel organizzò una retrospettiva con 394 tele, disegni e acquarelli.

LE DONNE NELL'ARTE
Frida Kahlo (Coyoacàn 6 luglio 1907 - Coyoacàn 13 luglio 1954)
UNA GRANDE PITTRICE, MOLTO AMATA IN MESSICO, ma non solo
La sua pittura - molto intensa - comunica sensazioni di dolore e solitudine ma anche di grande forza, dignità ed amore per la vita. 
Magdalena Carmen Frida Kahlo y Calderón nasce il 6 luglio 1907 a Coyoacán (Messico) ed è la figlia di Carl Wilhelm Kahlo, a cui è molto legata affettivamente, uomo semplice e simpatico, ebreo, amante della letteratura e della musica, pittore e fotografo emigrato in Messico dall'Ungheria.
Frida Kahlo è senza ombra di dubbio la pittrice messicana più famosa ed acclamata di tutti i tempi, diventata famosa anche per la sua vita tanto sfortunata quanto travagliata. Sostiene di essere nata nel 1910, "figlia" della rivoluzione messicana e del Messico moderno. 
Un evento terribile, il 17 settembre 1925 all'età di 18 anni, cambiò drasticamente la sua vita e la rinchiuse in una profonda solitudine. Frida all'uscita di scuola salì su un autobus con Alejandro per tornare a casa e pochi minuti dopo rimase vittima dell'incidente causato dall'autobus su cui viaggiava e un tram. L'autobus finì schiacciato contro un muro. Le conseguenze dell'incidente furono gravissime per Frida: a seguito delle ferite e delle numerose fratture, fu sottoposta nel corso degli anni a trentadue interventi chirurgici. Dimessa dall'ospedale, fu costretta ad anni di riposo nel letto di casa, col busto ingessato.
Frida_Kahlo_"Colonna rotta"

Questa situazione la spinse a leggere libri sul movimento comunista e a dipingere; si dedicò con passione alla pittura e nonostante il dolore fisico e psichico dei postumi dell'incidente, continuò ad essere la ragazza ribelle, anticonformista  e vivacissima che era stata prima.
Il suo primo soggetto fu un autoritratto che donò al ragazzo di cui era innamorata. Allora i suoi genitori le regalarono un letto a baldacchino con uno specchio sul soffitto, in modo che potesse vedersi, e dei colori. Iniziò così la serie di autoritratti. "Dipingo me stessa perché passo molto tempo da sola e sono il soggetto che conosco meglio" affermò. Dopo che le fu rimosso il gesso riuscì a camminare, con dolori che sopportò per tutta la vita. 
The frame - Frida Kahlo
Un giorno decise di portare i suoi dipinti a Diego Rivera, illustre pittore murale dell'epoca, per avere una sua critica. Rivera era un uomo imponente, alto e grasso con un temperamento geniale, allegro e irruenti, comunista appassionato e grande conquistatore di donne bellissime. Questi rimase colpito positivamente dallo stile moderno della giovane artista, tanto che la introdusse nella scena politica e culturale messicana. Frida diventò un'attivista del partito comunista e partecipò a diverse manifestazioni; nel frattempo si innamorò di Rivera e nel 1929 si sposarono. Conseguentemente alle sofferenze sentimentali, dovute ai numerosi tradimenti subiti, ebbe anche lei numerosi rapporti extraconiugali, comprese varie esperienze omosessuali. In quegli anni al marito furono commissionati alcuni lavori negli USA, come il muro all'interno del Rockfeller Center di New York e gli affreschi per la Esposizione universale di Chicago. Nel periodo in cui soggiornarono a New York, Frida rimase incinta ma ebbe un aborto spontaneo a causa dell'inadeguatezza del suo fisico. Questo accaduto la sconvolse molto, tanto che decise di tornare in Messico con il marito. I due decisero di vivere in due case separate collegate da un ponte, in modo da avere ognuno i propri spazi "artistici". Divorziarono nel 1939 a causa del tradimento di Rivera con la sorella di Frida. Nel 1940 si riavvicinarono e si risposarono a San Francisco. Da lui assimilò uno stile intenzionalmente "naïf" che portò Frida a dipingere piccoli autoritratti ispirati all'arte popolare e ai folclori precolombiani.
Frida_Kahlo_autoritratto
Il suo obiettivo era quello di affermare, in maniera inequivocabile, la propria identità messicana ricorrendo a soggetti tratti dalle civiltà native.
Frida_Kahlo


Due-nudi-nel-bosco-Frida-Kahlo, 1939















La vita e le opere della pittrice messicana Frida Kahlo esercitano un grandissimo fascino artistico e un forte impatto emotivo. Per alcuni questa artista coraggiosa sarà ricordata nei tempi come la più grande pittrice del Novecento.
I COLORI DEL DOLORE
Un esempio del suo dolore è il quadro, Henry Ford Hospital o "Il letto volante" (1932, 30,5x38 cm) eseguito a Detroit città che odiava, ma dove restò per stare vicino al marito Diego Rivera. Qui ebbe il suo secondo aborto: stette in ospedale tredici giorni e il secondo giorno iniziò a disegnare prima lei poi un feto. Realizza così questo quadro dove troviamo un letto ospedaliero in un paesaggio deserto e desolante: lei è distesa nuda in una pozza di sangue, una grossa lacrima bianca scende dal viso, la sua mano tiene un filo-cordone rosso sangue che si aprirà alla rappresentazione di sei strane figure con al centro un feto, il bambino non nato. Dolore, solitudine, tristezza, disgrazia, desolazione sono i sentimenti che questo quadro suscita ma Frida riuscirà a superare anche questa mancanza di maternità trasferendo il suo amore sui bambini degli altri, sui nipoti e sui figli di Rivera e Lupe o come qualcuno afferma sugli animali come le scimmiette e i pappagalli o ancora sulla raffigurazione di frutta e fiori sempre così vivi nei colori. Dipinse il quadro "Letto volante" per la prima volta su metallo e con tecniche che ricordano gli ex voto o i retablos messicani così precisi nel raccontare ed è così primitivo nella sua prospettiva sbagliata, negli strani colori pastello scelti per quel paesaggio industriale che si staglia all'orizzonte.

lunedì 12 gennaio 2015

RAFFAELLO


Raffaello

Il giovane Raffaello




a)L'evoluzione (1483 - 1508)

Morto il Bramante, Leone X designò suo successore, in qualità di architetto, direttore dei lavori del nuovo San Pietro, un pittore di trent'anni, troppo giovane per recare sulle spalle il peso della cupola del Bramante, ma che fu l'artista più felice, più celebre e più amato della storia.
La sua fortuna cominciò con la sua nascita da Giovanni de' Santi, allora il pittore più in vista di Urbino. Sopravvivono alcuni dipinti suoi, rivelatori di un talento mediocre, ma che mostrano come Raffaello, dal nome dell'arcangelo splendente, fosse stato allevato in mezzo all'odore della pittura. Artisti come Piero della Francesca venivano spesso a visitare Giovanni e si intrattenevano a casa sua; ed egli conosceva abbastanza da vicino l'arte del suo tempo da scrivere intelligentemente intorno a una dozzina di pittori e scultori italiani ed alcuni fiamminghi, nel suo libro intitolato Cronache rimate di Urbino



Giovanni morì quando il figlio aveva solo 11 anni, ma pare che il padre gli avesse già trasmessa la sua arte.
Probabilmente Timoteo Viti, che nel 1495 ritornò a Urbino da Bologna dove aveva studiato col Francia, continuò la sua istruzione e diede a Raffaello ciò che aveva imparato dal Francia, dal Tura e dal Costa. Frattanto il ragazzo cresceva in ambienti che avevano accesso alla corte, e quella società raffinata che il Castiglione doveva descrivere nel Cortegiano, cominciava a diffondere fra le classi colte di Urbino la delicatezza del carattere, dei modi e del linguaggio, che Raffaello avrebbe poi reso celebre con la sua arte e la sua vita. Il museo Ashmolean di Oxford possiede un disegno notevole attribuito a Raffaello, del periodo fra il 1497 ed il 1500 e che da tempo si suppone sia un autoritratto. Un volto quasi da fanciulla, uno sguardo dolce da poeta: ecco i lineamenti che incontreremo di nuovo, più seri e più pensosi, nell'attraente autoritratto (c. 1506) della Galleria Pitti. Immaginate il giovane del primo ritratto che passa, a sedici anni, dalla tranquilla e ordinata Urbino a una città come Perugia, ove il dispotismo e la violenza erano all'ordine del giorno. Ma qui era il Perugino, la cui fama correva per tutta Italia. Gli zii, tutori di Raffaello, sentivano che l'evidente ingegno del ragazzo meritava di essere coltivato dai migliori artisti italiani. L'avrebbero potuto mandare da Leonardo, a Firenze, dove avrebbe potuto trarre dalla sapienza arcana del maestro una vena di profondità; ma c'era qualcosa di strano nel grande fiorentino, qualcosa di un pò sinistro nei suoi amori, che non avrebbe lasciato tranquillo nessuno zio affezionato.Perugia era più vicina a Urbino e il Perugino vi faceva ritorno (1499) conoscendo probabilmente i segreti tecnici dei pittori fiorentini sulla punta del pennello. Così, per tre anni, il bel ragazzo lavorò per Pietro Vannucci, lo aiutò a decorare il palazzo del Cambio, divenne padrone dei suoi segreti e imparò a dipingere madonne devote dalle vesti azzurre, come quelle del Perugino. Le colline umbre, soprattutto quelle intorno ad Assisi, che Raffaello poteva vedere dalle alture di Perugia, fornivano al maestro e all'allievo il modello di quelle madri semplici e devote, con le belle forme giovanili tuttavia modellate secondo sincera pietà che respiravano in quell'atmosfera tutta francescana.









Quando il Perugino andò di nuovo a Firenze (1502), Raffaello rimase a Perugia ed ereditò le ordinazioni di quadri religiosi che il suo maestro aveva avuto. Nel 1503 dipinse per la chiesa di S. Francesco una Incoronazione della Vergine, ora in Vaticano: gli apostoli e la Maddalena, che stanno intorno a un sarcofago vuoto, guardano in alto, dove su un tappeto di nuvole il Cristo pone una corona sul capo di Maria, mentre gli angeli leggiadri ne cantano le lodi con la musica del liuto e dei tamburelli. Vi sono molti segni di immaturità: le teste non sono sufficientemente individualizzate, i volti sono inespressivi, le mani mal fatte, le dita rigide e il Cristo stesso, ovviamente più vecchio della graziosa madre, ha un atteggiamento goffo, come se fosse un laureato alla cerimonia di laurea. Ma negli angeli musicanti, dai movimenti aggraziati, dalle vesti fluttuanti, dai volti delicatamente disegnati, Raffaello già preannuncia la sua futura grandezza. L'anno seguente un'altra chiesa di S. Francesco, a Città di Castello, gli ordinò un quadro simile, Lo Sposalizio (Brera). Esso ripete alcune figure  del dipinto precedente e copia la forma di un quadro simile del Perugino. Ma la Vergine ha ora proprio le caratteristiche e la grazie delle donne di Raffaello: la testa inclinata in segno di modestia, il volto ovale, dolce e composto, le spalle, le braccia e le vesti che seguono un'unica curva. Dietro alla Vergine vi è una donna più procace e viva, bionda e leggiadra; a destra un giovane dal vestito attillato mostra come Raffaello avesse studiato attentamente le forme del corpo umano; ed in questo dipinto ormai le mani sono tutte ben disegnate e alcune sono belle.


sabato 10 gennaio 2015

L'ARTE DI LEONARDO DA VINCI


LEONARDO DA VINCI
(1452 - 1519)
La formazione
Il personaggio più affascinante del Rinascimento nacque il 15 aprile 1452 presso  il villaggio di Vinci, a sessanta miglia da Firenze.

Sua madre era una contadinella, Caterina, che non si era curata di sposare il padre del bambino. Il seduttore di Caterina, Piero d'Antonio, era un avvocato fiorentino piuttosto danaroso. Proprio nell'anno in cui nasceva Leonardo, egli sposava una donna del suo ceto e Caterina doveva accontentarsi di un marito contadino. Ella cedette il suo grazioso figlioletto a Pietro e alla moglie, cosicché Leonardo crebbe negli agi di una famiglia semiaristocratica, privo dell'affetto materno. Forse fu in quell'ambiente della sua infanzia che egli acquistò il gusto delle vesti raffinate e l'avversione per le donne.
Frequentò la scuola del vicinato, si dedicò con passione alla matematica, alla musica e al disegno, e rallegrò suo padre col canto e il suono del liuto. Per disegnare bene osservò tutte le cose della natura con curiosità, con pazienza e con cura; la scienza e l'arte, così notevolmente unite nella sua mente, avevano una sola origine: l'osservazione accurata. Quando ebbe raggiunto i quindici anni circa. il padre lo condusse nella bottega del Verrocchio a Firenze, e persuase quel versatile artista ad accettare il figlio come apprendista.
Tutto il mondo della cultura conosce la storia raccontata dal Vasari circa l'angelo dipinto da Leonardo nella parte sinistra del "Battesimo" del Verrocchioe lo stupore del maestro dinnanzi alla bellezza della figura, tanto che abbandonò la pittura per dedicarsi alla scultura. Probabilmente questa abdicazione non è che una leggenda post-mortem, dato che il Verrocchio compose altri quadri dopo il Battesimo. Forse in quel periodo di apprendistato Leonardo dipinse 













L'Annunciazione"  del Louvre, ove l'angelo è goffo e la Madonna ha un atteggiamento di sorpresa e di spavento. 

Difficilmente infatti avrebbe potuto apprendere la grazia del Verrocchio. Nel frattempo ser Piero si arricchiva, comperava molti possedimenti, trasportava la famiglia a Firenze (1469) e sposava quattro mogli, una dopo l'alt. La seconda di esse aveva appena 10 anni più di Leonardo. Quando la terza diede a Piero un figlio, Leonardo, per decongestionare la famiglia, andò a vivere con il Verrocchio. In quell'anno (1472) egli fu ammesso a far parte della compagnia di san Luca, un'associazione composta soprattutto da farmacisti, medici e artisti, acquartierata nell'ospedale di Santa Maria Nuova. Qui Leonardo trovò, con molta probabilità, l'occasione di studiare sia l'anatomia interna sia quella esterna. Forse fu lui che dipinse in quegli anni il "San Gerolamo" della Galleria Vaticana, dal corpo scarno e dall'anatomia perfetta. E fu probabilmente lui che, verso il 1474 dipinse la policroma "Annunciazione" degli Uffizi, che denota ancora l'immaturità




dell'artista. Una settimana prima che compisse ventiquattro anni, Leonardo e altri tre giovani furono chiamati davanti alla Signoria Fiorentina riunita, per rispondere dell'accusa di aver avuto rapporti omosessuali. S'ignora il risultato di tale inchiesta. Il 7 giugno 1476, l'accusa fu ripetuta, l'Assemblea fece imprigionare Leonardo per breve tempo e lo rilasciò, assolvendolo per mancanza di prove. Un anno dopo l'accusa, gli fu offerto uno studio, nei giardini Medici ed egli accettò.. Nel 1478 la Signoria stessa gli chiese di dipingere una pala d'altare nella cappella di San Bernardo, in Palazzo Vecchio. Non si sa perché egli non abbia adempito all'incarico, che fu poi preso dal Ghirlandaio; Filippino Lippi terminò l'opera di quest'ultimo. Ciononostante la Signoria diede a lui e al Botticelli un altro incarico: quello di dipingere il ritratto di due uomini impiccati per la congiura dei Pazzi contro Lorenzo e Giuliano de' Medici. Leonardo, col suo quasi morboso interesse delle deformità e delle sofferenze umane, avrà sentito certamente qualche attrazione per il macabro soggetto. In verità egli si interessava a tutto. Ogni posizione e atteggiamento del corpo umano, ogni espressione su di un volto giovane o su di un vecchio, gli organi e i movimenti degli animali e delle piante, dall'ondeggiare del grano nei campi fino al volo degli uccelli, le erosioni e gli aumenti delle montagne avvenuti attraverso i vari cicli, le correnti delle acque e lo spirare dei venti, le variazione del tempo e le gradazioni dell'atmosfera, l'inesauribile varietà dei corpi celesti, tutto ciò gli apparve di una bellezza sconfinata. Egli riempì pagine e pagine con le sue osservazioni e con i disegni riproducenti le loro forme svariate. Quando i monaci di San Scopeto gli chiesero di dipingere un quadro per la loro cappella (1481), egli fece tanti schizzi dei particolari e delle forme che si perse nei dettagli e non finì mai la  "Adorazione dei Magi"
Tuttavia essa rappresenta uno dei suoi quadri migliori. Il piano dal quale egli lo sviluppò era disegnato su un tracciato prospettico strettamente geometrico e tutto lo spazio restava diviso in quadrati di grandezza decrescente. Da ciò si vede che in Leonardo il matematico sempre gareggiava e spesso cooperava con l'artista. Tuttavia quest'ultimo era in pieno sviluppo come si vede nella posa e nei lineamenti della Vergine, nei Magi capiti in modo notevole (dato che si trattava di un artista molto giovane) nel carattere e nell'espressione proprie della vecchiaia e infine nel filosofo di sinistra, dall'espressione assorta di chi è immerso in una speculazione quasi scettica, come se il pittore fosse fin d'allora riuscito a vedere la narrazione evangelica con uno spirito involontariamente incredulo, e tuttavia devoto. Intorno a queste figure se ne raccolgono tante e tante altre, come se uomini e donne di tutti i generi si fossero affrettati a recarsi presso questa capanna, per cercarvi ansiosi il significato della vita e la luce del mondo, trovando la risposta in un susseguirsi di nascite. Il capolavoro incompiuto, sbiadito dal tempo, è esposto nella Galleria degli Uffizi a Firenze, ma fu Filippino Lippi che eseguì il dipinto, ordinato dai frati scopetani. 


Iniziare qualcosa, concepirlo in modo troppo grandioso e perdersi negli schizzi dei particolari; vedere, oltre il soggetto, una prospettiva sconfinata di forme umane, di animali, di piante e costruzioni architettoniche, di rocce e di monti, di ruscelli, di nuvole e di alberi, il tutto avvolto in un mistico chiaroscuro; lasciarsi assorbire più dal concetto della pittura che dalla sua realizzazione tecnica; lasciare agli altri l'incarico minore di dare il colore alle figure disegnate e poste in modo da metterne in evidenza il significato; abbandonarsi alla disperazione, dopo lunghe fatiche della mente e del corpo, per l'imperfezione con cui la mano e la materia avevano dato vita a ciò che era stato sognato; questo, tranne qualche eccezione, doveva essere sino alla fine il temperamento e il destino di Leonardo.



https://www.youtube.com/watch?v=DulXWXAOkEU